Dott. Ettore D’Aleo – Psicologo Clinico e della Riabilitazione
Perché mio figlio ha dei tagli sulle braccia e sulle gambe? Cosa gli sta succedendo? Sempre più genitori si rivolgono allo sportello di sostegno e supporto psicologico familiare, che io e la mia collega Dott.ssa Sabina Spagna, gestiamo a Roma. Ci chiedono aiuto, chiarimenti, spiegazioni su questo fenomeno che sta aumentando, giorno dopo giorno. Proviamo ad analizzarlo più da vicino:Il cutting, ovvero tagliarsi su braccia e gambe con oggetti appuntiti come coltelli, lamette, pezzi di vetro, lattine usate, rappresenta l’ultima frontiera dell’autolesionismo giovanile. Si stima che circa il 12% dei teenager tra i 13 e i 17 anni facciano ricorso al cutting, parliamo di oltre 200 mila adolescenti, di questi il 90% sono femmine e spesso utilizzano i social network come vetrina di esposizione e richiesta di aiuto. Purtroppo il fenomeno è in continuo aumento e si stima che sia aumentato addirittura del 30%. Ma perché questi ragazzi arrivano a tagliarsi? sembra che dietro questo fenomeno ci siano diversi fattori, il primo è senza dubbio un fattore di tipo emotivo, ovvero la rabbia che si prova per aver subito un’ingiustizia, ad esempio un fallimento a scuola, un rifiuto amoroso da parte di un coetaneo o addirittura un rifiuto di attenzioni e/o affetto da parte dei genitori. La gran parte degli studiosi del fenomeno afferma che: “Tagliarsi è un rito ipnotico e catartico. Il coltello che scava nella pelle, la vista del sangue, il batuffolo d’ovatta che si macchia, la ferita che diventerà una cicatrice e dunque un trofeo.” Prendere un coltello, una lama di qualsiasi genere e rivolgerla contro se stessi e come darsi una spiegazione al dolore, non riesco a parlarne e allora lo sento! Tagliarsi, provocarsi lesioni permanenti è un grido d’aiuto verso un mondo esterno con cui il giovane non riesce ad entrare in sintonia, i tagli si nascondono, poiché mostrarli vorrebbe dire svelare il proprio dolore o la propria frustrazione. Molto importante per i genitori o per gli insegnanti è sapere che, non sono solo i tagli che rappresentano forme di autolesionismo ma anche:1) Ustioni, esempio bruciare la pelle con sigarette, con accendini o con laser o strumenti caldi, piastra o ferro da stiro, in questo caso il fenomeno prende il nome di “Branding”, 2) Grattarsi fino a farsi uscire sangue o procurarsi lividi ed escoriazioni. Come possiamo notare sono diverse le cose che vanno osservate nei giovani adolescenti da parte delle figure adulte di riferimento.L’autolesionismo è creare o causare in modo ripetitivo e disfunzionale una danno al proprio corpo e ciò al fine di poter trovare un sollievo alla propria sofferenza emotiva. Attenzione, i soggetti che mettono in atto queste pratiche non hanno come obiettivo quello di togliersi la vita, aspetto molto importante a livello terapeutico, proprio perché non vi è la voglia di non vivere, quanto l’impossibilità di sapere gestire le proprie angosce e i propri stati emotivi.Le emozioni parlano attraverso il corpo che le esterna per dare voce alla sofferenza. “Così tutte quelle emozioni e angosce che non trovano forma a parole, trovano forma in ferite e in quanto tali sono persino medicabili, quasi curabili, almeno per un poco.”Se da una parte gesti di questo tipo ci dicono che vi è una sofferenza emotiva da parte dei nostri adolescenti, dall’altra è giusto specificare che non necessariamente chi fa autolesionismo è affetto da un disturbo mentale ma ciò non esclude che i soggetti in questione possano sviluppare in futuro alcuni problemi di tipo disfunzionale, quali ad esempio: l’isolamento sociale, forme depressive, uso o abuso di sostanze, disturbi alimentari (forme di anoressie e bulimia). Importante è un intervento precoce, prima si lavora su queste problematiche e più aiuto si può dare, sia alla famiglia che ai nostri ragazzi.Un Genitore o un Docente che si accorgesse di tali comportamenti non dovrà mai colpevolizzare il ragazzo né mortificarlo (lui sa perché lo fa ma non ne può fare a meno, è il suo modo di esprimere il dolore). Utilizzare una comunicazione più accogliente, avvicinarsi al problema con delicatezza e affrontarlo sotto la supervisione di uno Psicologo esperto. Bisogna che chi prenda in carico la famiglia non sia lo stesso soggetto che poi prenderà il giovane in terapia. Se qualcuno si riconoscesse in una situazione del genere o avesse il sospetto che il proprio figlio, alunno, amici dei propri figli, fossero bisognosi di aiuto, non esiti a contattarci per un consiglio. Riceviamo sia in presenza che On Line, attraverso canali sicuri e professionali.
Dott. Ettore D’AleoDott.ssa Sabina SpagnaCentro Psicologia della Salute e del BenesserePiazza dell’Ateneo Salesiano, 8 CAP 00139 ROMA.per chiarimenti o informazioni, telefonare o mandare un messaggio whatsapp al numero 348-7254822